CJ Taranto, Sergio Cosenza: una vita da presidente

Il presidentissimo del CJ Basket Taranto, Sergio Cosenza si racconta nell'intervista di Toni Cappuccio. Questa la prima parte. Buona lettura!

22.06.2022

a cura di Toni Cappuccio (prima parte)

Silenzio, parla il presidente del CJ Basket Taranto!

Lui è il presidente per definizione. Sergio Cosenza sembra che sia nato con le stimmate del presidente.

“Beh, non faccio per vantarmi (è vero! Lui non è tipo, E’ piuttosto schivo!, ndr) ma credo proprio di meritare un riconoscimento importante a livello nazionale”

Allora facciamo un appello sin da ora affinché al nostro presidente venga riconosciuto tale titolo!

“Sono presidente dal 1977!”. Praticamente da quando hai conseguito la maggiore età nell’intendere e nel volere”? “Bè! Vabbè! Non esageriamo! Quella del ‘77 pare sia stata una buona annata”!!

Ottima direi! Visto come li porti sul groppone tutti questi anni. Non è facile durare così a lungo in una veste così impegnativa come quella di un presidente di società o di associazione sportiva.

“Se la memoria non m’inganna, mi piace dire che la mia passione per il nostro amato sport, è cominciata all’età di 6 anni, con un istruttore-allenatore indimenticabile, come Tonino Tamborrino, meglio conosciuto con l’appellativo de “il principale”. Insieme ai miei fratelli, Flavio e Giuseppe, ci nutriamo di palla a spicchi. Flavio, prima arbitro e poi, anche lui, dirigente di una squadra femminile; Giuseppe, allenatore, poi trasferitosi per lavoro a Frosinone, dove, però, continua a fare l’allenatore per passione.” In pratica un vero e proprio vizio di famiglia!!

Monsieur le President, la tua storia rischia di entrare nella leggenda cestistica.

Se è vero, però, che la Storia è maestra di vita, tu ne hai da raccontare. Vediamo di sintetizzare!

“In 45 anni, è cambiato sempre tutto nel modo e nella modalità di dirigere un’associazione sportiva, tra gioie, delusioni e la necessaria capacità d’interpretare questo nostro affascinante mondo della pallacanestro, tenendo sempre la schiena dritta, anche in momenti in cui le acque non erano proprio limpide per poter vedere chiaro il suo scorrere. Fuor di metafora, è evidente che nel corso degli anni molte cose, molte regole e molti interpreti sono cambiati. Di qui la necessità di restare sulla breccia, senza farsi travolgere dagli eventi ma, adeguandosi al nuovo”.

Caro Presidente, noi due abbiamo la fortuna di aver vissuto, tutti questi anni, in sintonia d’intenti e, quindi, posso capire e sposare questa tua chiave di lettura, in cui c’è solo un fattore: Passione!

“Sì, certo! E’ pur vero che la passione ti riesce ancora a dare quella forza necessaria per andare avanti, per continuare. Però, più si va avanti e si progredisce nel panorama nazionale, è naturale che anche i problemi aumentano anche di complessità e, di conseguenza anche l’impegno necessario per assolverli aumentano. Su tutti, l’eterno problema di risorse finanziarie, da reperire ed impinguare, con l’aiuto di quante più figure professionali possibili. Indubbiamente, anche un campionato di serie B a livello nazionale comporta oneri complessi”

Caro Presidente, questo lo si sa da tempo e non è la prima volta che il tuo Cus vi partecipa!

“Certo! Però, come sai, già dall’anno scorso abbiamo dovuto cambiare l’assetto societario con l’entrata in vigore del regime S.r.L. e, quindi, dal vecchio e nobile Cus, siamo passati al nuovo CJ, con tutte le novità economico-fiscali che esso comporta. Quello che voglio affermare, anzi riaffermare, è che la città in generale, non solo sportiva, a cominciare dai vertici decisori, debbono ben comprendere, una volta per tutte, che una società sportiva è un veicolo importante per la diffusione della conoscenza del territorio che rappresenta, specialmente in campo nazionale, com’è quello anche di una serie B che, ricordiamo è il terzo massimo campionato, che ci porta a contatto con tante altre realtà cittadine e territoriali a livello nazionale.

Tutto questo movimento generato ci porta a sostenere impegni finanziari notevoli che, da soli, risultano insostenibili e ci limitano nell’opera di allestimento di organici sempre più competitivi, al fine di rendere sempre più visibile ed accattivante l’immagine della città e del territorio.

Tutto sommato, non c’è da inventarsi nulla che non sia già praticato in altri contesti esemplari.

Sul piano pratico, se riuscissimo a sgravarci, almeno in una certa misura, dalle spese più onerose (per es.: l’uso del palazzetto, dei trasporti ecc.) potremmo liberare risorse utili ad allestire organici sempre più competitivi, con tutto ciò che di positivo ne possa scaturire per la città e per la sua immagine nel mondo, con buone ricadute economiche e culturali.”

Parole sante, caro Sergio. Parole che, però, si perdono, ancora, nel vento della misconoscenza.

“Sotto quest’aspetto, dalle nostre parti, è ancora dura la vita e la comprensione pratica di questo assioma. Il tessuto socio-economico-politico dovrebbe ben comprendere, che se da noi viene di volta in volta, in trasferta, ogni squadra si porta appresso un certo seguito composto non solo dai giocatori ma anche anche da vari tipi di staff, con parenti, amici e tifosi. Lo stesso accade in senso inverso e, via di seguito, per tutto l’arco di tempo di un campionato. Provate, quindi, ad immaginare quante sono le voci di spesa di un complesso così complesso e complicato. Se ci mettiamo pure gli oneri connessi a soddisfare le richieste normative della Federbasket e della Lega d’appartenenza, che non sono poi tanto leggeri, la situazione diventa ancora più pesante. Le squadre ed il seguito peraltro spenderanno al ristorante ed in giro per la città e quindi è un altro interessante fattore di economia diffusa. Morale della favola, nel rapporto tra tutti gli attori di questo bel mondo, è opportuno che ci si venga incontro vicendevolmente per tradurre in pratica ciò che, con enfasi, si dice nei pronunciamenti popolari ma che poi si perdono di vista, nell’impegno di altri interessi”.

Cosa vorresti cancellare del tuo lungo passato come momento non proprio gradito?

“Quando abbiamo preso in gestione per la durata di 4/5 anni il PalaMazzola, nel passaggio tra quella del Cras del presidente Basile a noi. Nella documentazione esibita da parte del Comune, proprietario dell’impianto, risultava una perdita di circa 20mila euro all’anno, che l’Ente non  ha mai addivenuto ad una sanatoria del debito. Una pendenza che di fatto ci ha parecchio frenato nella volontà di allestire un organico più competitivo in serie B. Era tutto sulle nostre spalle, consapevoli che altrimenti l’impianto si sarebbe dovuto chiudere. Ecco, forse, in quell’occasione, ho commesso l’errore di non metterlo per iscritto.”

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