CJ Taranto, conosciamoli meglio: Nicolas Stanic (seconda parte)

A tu per tu con Toni Cappuccio: Nicolas Manuel Stanic, italo-argentino di Buenos Aires.(capitolo II e III)

18.03.2021

CAPITOLO I (clicca qui per leggere)

Capitolo II - Taranto, la città ed il CJ, una nuova esperienza.

Senti caro Nicolas, prima hai detto che tu ed i tuoi cari avete avuto poco tempo per conoscere meglio la nostra città, per frequentarla di più, a causa del primo lockdown di febbraio del 2020.

Però, tu sei venuto qui a fine agosto per iniziare la preparazione pre-campionato. Quindi?

Sì è vero! Per fortuna abbiamo avuto il tempo di visitarla, anche se per poco tempo.

Abbiamo avuto solo il tempo di vedere i vari ponti di Taranto ed anche di poter fare il bagno nel bel mare cristallino che c’è qui. Non me l’aspettavo così trasparente, considerato ciò che si dice a proposito del Siderurgico così non ci aspettavamo di vedere una città così bella e particolare.

Prima di Natale siamo andati a vedere le luci e le luminarie del Centro. Tutto molto bello.”

Senti caro, venendo spesso ad osservarvi anche durante gli allenamenti ho notato che li affrontate anche divertendovi fra di voi, così come in partita vi sostenete e vi incoraggiate molto, non solo durante i time-out ma anche subito dopo. Ho ben in mente una scena di quando tu sei scivolato pesantemente sul parquet e tutti i tuoi compagni in gioco e della panchina si sono precipitati a farti rialzare per assicurarsi che eri “tutto intero e sano”. Una chiara dimostrazione di affetto, quindi!!!

“Sì, certo!Stiamo bene insieme, molto bene! Ci stimiamo e, direi che non ci è voluto molto per fare un buon amalgama fra di noi, non solo fra noi sudamericani, argentini e brasiliani ma anche con gli altri italiani e con i più giovani. Insomma le scelte fatte dai coach sono state tutte azzeccate. Se non fosse stato così, non avremmo potuto vincere tante partite, anche in sofferenza, aiutandoci a vicenda. Ci sono momenti in cui qualcuno non sta bene e noi cerchiamo di sostenerlo. Come in una famiglia in cui ci si vuol bene, senza egoismi ed individualismi.

E’ quando stiamo sotto pressione che ci si riconosce meglio, cioè nelle difficoltà. E’ la vita!

Ho notato anche che, in qualche occasione, subito dopo un time-out con il coach, tu li hai tenuti a rapporto prima di riprendere il gioco. Insomma con il tuo carisma e maggiore esperienza!

“Mi viene spontaneo! Sono fatto così, non mi piace tenermi dentro le cose, cerco sempre di essere utile e sincero con coloro con cui debbo confrontarmi. Se c’è qualcosa che non mi piace, la dico, la faccio presente, senza nasconderla per perdere tempo. Certo non sempre è così facile andare d’accordo ed avere il rispetto reciproco, come accade anche nella vita ma, con pazienza e perseveranza si possono condividere tanti problemi per affrontarli e risolverli, con saggezza.

Ti sei trovato sempre bene con tutti gli allenatori con cui hai giocato, sin dal tuo arrivo in Italia?

“Più o meno, sempre bene! In linea di massima, cerco sempre di avere rispetto con chi mi guida ma se c’è qualcosa che posso far notare dal campo, la dico volentieri con calma, sempre per migliorare e costruire e spesso ho avuto la soddisfazione di essere stato ascoltato, dopo averlo fatto io, per primo. Senza far torto a nessuno, posso dire che ho avuto un bel rapporto con il coach dell’Eurobasket Roma, Davide Bonora, grande giocatore e grande allenatore. Con lui ho avuto spesso scambi di opinione sia fuori che dentro le partite ed è stato un bel rapporto”!

E di coach Davide Olive ed i suoi collaboratori cosa puoi dire? Attento a come parli….!!!!

Sorride, divertito e poi mi dice: “Quando mi chiamò per la prima volta, mi dette subito l’impressione di una persona che sa quello che vuole. Mi parlò delle sue idee sulla squadra che stava allestendo e di cosa pensava e voleva da me. Inoltre mi avevano parlato bene della società, della sua voglia di crescere, di far bene in questo campionato e di fare qualcosa di grande in un futuro anche non troppo lontano. Per me, dopo la sofferta conclusione con il Chieti, a causa del Covid, per me rappresentava un’esperienza del tutto nuova, con un roster tutto da costruire.

Prima avevo sempre giocato in squadre con una base già fatta. Con il Cus, o CJ era tutto nuovo e così è stato anche per l’entusiasmo nuovo da mettere a frutto per conquistare nuovi tifosi!”

E ci stai riuscendo alla grande, insieme ai tuoi compagni di squadra, scelti uno per uno con grande oculatezza, tanto da facilitarvi il compito di stare bene insieme e di fare buon gruppo.

Senti caro, quando la partita si fa un po' complicata, magari perché l’avversario recupera il risultato a suo vantaggio, approfittando di un vostro fisiologico calo ed il coach chiama il time-out, cosa dice o, meglio cosa vi grida nella testa e negli orecchi. In parole povere: s’incavola di brutto oppure….

“Potrebbe farlo e ne ha tutti i diritti! Però noi giocatori dovremmo evitare che lui perda le staffe, riconoscendo noi per primi gli errori che abbiamo commesso, in modo da facilitargli il compito

di ricomporre meglio il puzzle, la chimica di squadra e del gruppo. Continuare a sbagliare senza ascoltare la sua “predica” necessaria e giusta, sarebbe errore imperdonabile. A parte ciò, sarebbe anche sciocco non riconoscere gli errori e perdere tempo ad “incavolarsi”, invece di correggere”

Capitolo III – Il futuro e l’Italia.

Parliamo d’altro ora! Parliamo dei tuoi studi fatti e di quelli che hai intrapreso ora con l’Università!

“Sì, infatti! Mi sono iscritto all’Università del quartiere chiamato “Palermo” di Buenos Aires.

Anche l’Università si chiama “Palermo”, che ricordiamo è una vera e propria città nella metropoli, più che un quartiere come comunemente s’intende in Italia. E’ un corso di laurea online della facoltà di “Economia aziendale. Con il Covid mi è venuta voglia di studiare per sfruttare il tempo disponibile a casa. Debbo anche pensare a cosa farò da più grande.

Debbo anche preparare me stesso e la mia famiglia al futuro quando finirà, spero presto, questa terribile pandemia che ci sta complicando la vita ma che ci offre anche l’opportunità di riflettere meglio su noi stessi e sui nostri cari.”

Visto che in Italia ne abbiamo tanta e di grande qualità, a te piace l’arte, pittura, scultura ecc.?

“A me no, purtroppo! A mia moglie sì e molto! Lei la studiava nell’Università del nostro Paese, anche con buon profitto. Poi ha dovuto abbandonare, per necessità di lavoro ed anche perché, venendo con me in Italia, abbiamo messo su famiglia. Io amo l’arte del basket! Scusa la presunzione ma questo sport mi prende molto e debbo anche dire che i miei mi seguono volentieri. Sono i miei primi tifosi. Per il futuro nutro la voglia di fare l’allenatore”

Beh, in fin dei conti vieni considerato già ora l’allenatore in campo con filo diretto col coach.

La connessione è abbastanza evidente! In quanto all’arte “abbandonata” (momentaneamente?) da tua moglie le auguro che possa riprendere il “pennello” o il “cesello” per entusiasmarsi anche lei.

Intanto avete già fatto la principale opera d’arte che è la vostra bella famigliola. E’ bello vederla sugli spalti ad ammirare le tue giocate con le tue bimbe che corrono di qua e di là, al pari tuo!!!

“Sì, infatti! Ne sono orgoglioso! Stiamo molto bene insieme ed è un piacere particolare, insieme a mia moglie, provvedere ai bisogni e necessità di crescita sana delle nostre due bambine.” 

Dopo la mente ed il resto, non possiamo non completare il racconto della vostra vita senza pensare al corpo per chiederti cosa ti piace della cucina italiana in contrapposizione a quella argentina.

“Siamo innamorati della cucina italiana. A me, in particolare piace gustare il buon vino insieme agli ottimi piatti della grande arte gastronomica italiana. Specialità che, girando in lungo ed in largo per varie società e luoghi, ho avuto la fortuna di assaggiare. Per il vino, mi piace particolarmente quello rosso, come il Primitivo, il Nero di Troia ecc.

in Italia c’è una gran varietà di cibi e di prodotti originali di materie prime che cambiano da luogo a luogo, in ogni angolo del Paese e sono tutti di gran qualità. In Argentina, invece, c’è la gran produzione di carne dei grandi allevamenti che è senz’altro di qualità ma, per il resto c’è poco in confronto all’Italia ma questo è noto in tutto il mondo, ormai. Grande Arte e buon cibo!”

Insomma, sembra proprio che ti abbiamo preso anche per la gola. Ne siamo contenti!

Un’ultima cosa: hai imparato qualcosa del dialetto tarantino? Quando all’inizio ed alla fine di ogni partita, fate il crocicchio al centro del parquet per gridare “ne vulim de vuie”, voi, extra, che fate?

“Muoviamo solo le labbra con un forte grido!!! Il significato, però, lo abbiamo capito!!!!    

Toni Cappuccio 

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