CJ Taranto - Conosciamo meglio Alberto Conti: il top scorer rossoblu

A cura di Toni Cappuccio

08.04.2022

Sono le ore 21 del 19 marzo dell’anno di grazia 2022.

Da poco è finita la 23^ giornata per il CJonico Taranto che ha espugnato nel PalaErrico di Pozzuoli la Bava Pozzuoli con il punteggio di 72 a 83.

Il nostro uomo di punta, in fatto di punti e canestri, al secolo Alberto Conti ne ha messi 38 dentro la retina, di cui anche una perla da oltre metà campo per chiudere il conto prima dell’intervallo lungo, per andare a prendere un thè caldo.

Tanto per gradire la torta con la cigliegina. Evidentemente il nostro funambolo ha la capacità di avere la retina nella testa!!!!

Naturalmente tutta la squadra si è mossa bene in entrambi i fronti difesa/attacco contro la simpatica formazione puteolana, forse, ancora in difetto di identità di gioco.

Per il sottoscritto, quel civettuolo PalaErrico mi riporta alla mente l’epopea del grande Cras Taranto femminile pluriscudettato e delle tante teleradiocronache per raccontarne le gesta.

Lui, l’Albertino bolognese, è stato cresciuto nella dotta città delle due torri, la Bologna di basket-city, a pane, pallacanestro e, forse, mortadella felsinea, quella profumata che si sposa bene col classico filone caldo innaffiato da una bionda birra alla spina, davanti la TV sport.

Scusate la licenza poetica!!!!Mi sono lasciato andare ai gustosi richiami del corpo affamato!!

Ma torniamo al Nostro Campione! L’Alberto è, senza dubbio, un bel ragazzo dai modi educati, puliti e dal contegno verbale molto misurato. Mostra di voler sempre controllare le parole nell’esporre il suo pensiero. A noi solletica quindi la capacità di “scioglierlo” un po'!

Ho fatto tutte le giovanili nella mitica Virtus. Quando frequentavo la 4^ classe delle superiori, ho giocato, sempre con la Virtus Bologna, in un torneo dell’Eurolega a Roma, dove ho vinto una borsa di studio per andare negli States, all’High School di Charlotte. E’ stata una bella esperienza utile anche per capire il sistema educativo pedagogico americano, dove, com’è noto, studio e sport vanno a braccetto, dove l’uno non prescinde dall’altro, nel nostro caso, il basket.

Quindi un sistema molto diverso dal nostro, in cui spicca anche la modalità dei college, che costituiscono delle vere e proprie identità di appartenenza.   

Insito nella cultura americana è il fatto che l’esperienza scolastica sia un momento di condivisione. La scuola è una comunità, è il posto in cui si vive tutta la giornata e dove si partecipa a numerose attività con altri studenti. A scuola si fa il tifo per la propria squadra, indossando i suoi colori, e sempre a scuola si partecipa a feste e occasioni di divertimento.

Tutto questo genera un forte spirito di appartenenza.”

Anche qui da noi, a Taranto, sottolineo io, ci sono stati lunghi periodi in cui tra gli Istituti Superiori c’era una competizione di forte appartenenza, nei campionati studenteschi, con partite che trasudavano di buon basket e di caldo buon tifo, tra famiglie, insegnanti e dirigenti.

Adesso farò venire la lacrimuccia nostalgica ai tanti appassionati del nostro amato sport. 

Ma torniamo al nostro caro Alberto che, pur nella sua giovane età, ne avrà partecipato a tante!

Che scuola hai frequentato per il diploma, caro Alberto?

“Mi sono diplomato al Liceo Scientifico di Tortona perché giocavo là in A/2 e per premio i miei mi hanno regalato una bella vacanza all’isola di Zante, la Zacinto del grande Ugo Foscolo che lì ebbe i natali. Insieme ai miei amici ho vissuto 7 giorni da favola in quell’isola meravigliosa, con tanto mare blu!!

Bè, evidentemente te la sei meritata! C’è chi può...tu può!!!!

A proposito di mare, neanche noi scherziamo con il nostro mare cristallino. L’hai provato?

“Certamente! Le vostre spiagge naturali, con le dune sabbiose ed il mare così trasparente e dai colori cangianti, è tutto molto bello. Era una delle attrattive, tra le altre, che mi ha spinto a venire qui, oltre, evidentemente, alle buone credenziali della società e della città che mi ha sorpreso per la sua bellezza molto particolare e suggestiva per come si presenta. Amo il mare. L’unica altra volta che ho potuto goderlo è stata l’esperienza di Capo d’Orlando in Sicilia.

Le altre piazze erano interne, due a Rieti, a Tortona  e San Severo sempre in A/2, poi ad Alessandria, oltre Bologna naturalmente. Prima di venire a Taranto, sono stato con l’Orlandina., sempre in A/2”.

Ti sei trovato bene in Sicilia? “Sì, molto, la Sicilia è molto bella e varia ed i siciliani sono molto accoglienti! Forse anche perché sei anche tu che ti disponi bene, in campo e fuori. Pochi fronzoli e molta sostanza? Se lo dici tu? Non sono io che mi debbo giudicare! “Quanta saggezza!!

Ricordo che l’incontro si è svolto, come per gli altri, nello fornitissimo negozio Shopping Sport di Francesco Carpenzano. Ad un certo punto, il buon Francesco non si è più trattenuto ed è piombato tra noi esclamando, con largo sorriso, “Alberto lasciati andare che Toni non ti sta riprendendo ma ti sta solo registrando, proprio per farti stare tranquillo. Mi sembra quasi di titolarlo

“A confessione da Toni”…. E giù una fragorosa risata generale, utile a sciogliere il ghiaccio!!!

Riprendiamo, quindi, il racconto della tua vita, caro Alberto. Pur con le tue eccellenti credenziali redatte dal tuo procuratore, già 12 settembre 2021, all’esordio di Supercoppa contro Monopoli hai presentato il biglietto da visita di uno tanto innamorato del canestro avversario da percuoterlo spesso e volentieri. In quell’occasione, in un Palafiom incuriosito, hai segnato i tuoi fatidici 22 punti, non sufficienti, però, a far vincere la squadra. L’organico era però tutto nuovo, rispetto alla stagione precedente in cui la squadra era andata vicina al sogno promozione.

Diciamo che il tuo score canonico sembra attestarsi, più o meno, quasi sempre su quel numero.

“Fin dalle giovanili nella Virtus, sono nato come tiratore e nel corso degli anni ho cercato di migliorare per diventare sempre più completo sia in attacco che in difesa. Mi piace il gioco veloce, attaccare lo spazio con entrambe le mani, senza timore di dover assorbire i contatti  e cercare di fare di tutto per vincere le partite insieme ai miei compagni di squadra.”

Non c’è che dire, il ragazzo sa cosa vuole e lo dimostra in ogni partita con i suoi preziosi  punti, frutto di scelte intelligenti di un gioco pulito ed essenziale. Pochi fronzoli e molta sostanza. Appunto! Caro Alberto, tu prima di venire da noi, hai giocato nel progetto giovanile Bologna 2016. Cosa ti ha convinto a trasferirti a Taranto in un progetto pur sempre di serie B?

“Insieme al mio procuratore, abbiamo ben valutato la proposta della società tarantina e, concordemente, l’abbiamo scelto perché ho capito che avrei avuto più spazio per giocare nel mio ruolo naturale, anche ascoltando il progetto da coach Olive, oltre a poter conoscere una piazza tutta nuova e diversa. Amo infatti viaggiare e conoscere tanto. La pallacanestro è il nostro lavoro, anche se nell’immaginario collettivo c’è l’idea che sia solamente un gioco e nulla più.

Decisamente sbagliato! Forse c’è una problematica che non è stata mai affrontata pienamente che è quella dei contributi per cominciare ad assicurare anche questi anni al montare della pensione futura. In serie A quest’assicurazione è obbligatoria con la Giba, con l’A2 e la B è a scelta nostra se aderire o no!” 

L’eterno dilemma, tra figli e figliastri! Gli uni professionisti riconosciuti, gli altri solo sul campo ma non sulla carta, con nero su bianco. Una distinzione che non ha mai convinto nessuno. 

“Già, purtroppo è così! Tant’è che anche noi ci alleniamo tutti i giorni, mattina e pomeriggio oltre a giocare la domenica, mentre gli altri riposano. Quindi non possiamo avere il tempo, anche volendo, per fare un altra attività lavorativa remunerativa.

Capisco che molti continuano a pensare che il nostro è anche divertimento, rispetto ad altri impegni lavorativi ma io dico che se anche fosse non è tanto sbagliato sorridere nel lavoro.

Ne viene fuori un connubio molto più produttivo, in un qualsiasi contesto lavorativo.

Il nostro gruppo di quest’anno, in effetti, sta a dimostrarlo.”

Tiremm innanz! Passiamo di cose più leggere, anche più gustose. Come va l’appetito?

“Bene, bene! Ce n’è sempre tanto ma controllato quanto basta per non “debordare” dalla giusta misura. Ognuno di noi, poi, ha la sua dieta alimentare e sa gestire il proprio corpo. Per quanto mi riguarda, io mangio di tutto, da buon bolognese mi piacciono i “turtellen”, la lasagna ma non disdegno la carbonara e similari. Insomma noi dobbiamo stare molto attenti all’alimentazione che sia la più sana possibile per poter esprimere una buona performance sul parquet”

Sin da piccolo chi ti ha aiutato a costruire questa giusta condotta di vita e di atleta?

“I miei genitori, ovviamente, da entrambi gli aspetti, mio padre Augusto, in particolare, da quando avevo 4 anni dal punto di vista tecnico e mentale ma poi non è stato mai il coach di una mia squadra. Durante il periodo estivo, però, faccio il summer stage con lui in casa.

Lui, mio padre, è stato un gran bel giocatore in serie A ed in Eurolega, sempre con la Virtus ed ora è allenatore a Castelguelfo, vicino Bologna.”

Da quando tempo sei diventato, diciamo, autonomo rispetto alla vita familiare?

“Da circa 8 anni. E’ la nostra sorte professionale e di vita. Quando arriva la fine stagione sportiva è un toccasana tornarci e stare tutti insieme anche con mio fratello più piccolo che, manco a dirlo, mangia anche lui pane e basket”.

E’ ormai opinione reale, a quanto pare, che questo di quest’anno sia un bel gruppo coeso, sia in campo che fuori. Tu confermi?

“Certo! Posso aggiungere che non si tratta del solito discorso che si dice quando arrivi  in un luogo ed in una squadra nuova. Qui è “veramente vero”. Ho la fortuna di trovarmi bene con tutti, perché ci aiutiamo l’un con l’altro e stiamo molto attenti ai preziosi suggerimenti di coach Davide e del suo vice Claudio, così come tutti i dirigenti che ci sostengono, anche con qualche “bacchettata” che ci aiuta a crescere. Io debbo migliorare, per esempio, nell’arresto passo e tiro, così come nella lettura dei pickandroll. I miei attuali compagni di viaggio sono ragazzi dallo spirito vivace, aperti e divertenti ed io ho la buona occasione per migliorare il mio carattere dalla mia innata timidezza, grazie alla loro solarità.”(Sarà pure timido ma quando gioca non lo si vede).

Oltre al basket, quali sono i tuoi obiettivi di crescita di vita, negli studi?

“Frequento già da 2 anni il corso di laurea in Scienze Naturali e voglio continuare con buona applicazione per laurearmi bene, fino alla magistrale. Poi, però, vorrei intraprendere gli studi nel corso di laurea in fisioterapia o scienze motorie per poi sfruttarla professionalmente in ambiti sportivi, considerato che qui in Emilia e in Bologna particolare c’è abbondanza di squadre”

Mentre lui parla e descrive i suoi buoni propositi, il sottoscritto si convince sempre più che questo ragazzo è proprio uno con i piedi per terra in quanto a saggezza, con i piedi che, per sua fortuna, corrono invece tanto facendo ammattire gli avversari di turno e che ha le idee chiare sulla programmazione della sua vita. Insomma un bel ragazzo di stampo davvero virtuoso. Auguri!

Oltre queste tue attività extra basket, coltivi qualche hobby?

“Non tanti, qualche buona lettura, un po' di play station e, con le buone giornate, qualche giro in città con il mio compagno di stanza, per il piacere di scoprirla meglio, insieme alla gente”

Qual è il tuo mito del basket? Senz’altro Kobe Bryant, sin da piccolo!!

Per chiudere in bellezza, ti faccio una domanda intrigante: sei fidanzato? “NO!!”

Oddio, che guaio ora! Ragazze state un po' calme, non spingete!

Il nostro bell’Alberto non deve essere disturbato e né turbato ora! A fine stagione si vedrà!!!”

Toni Cappuccio 

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