CJ Taranto, conosciamoli meglio: Nicolas Stanic (prima parte)

A tu per tu con Toni Cappuccio: Nicolas Manuel Stanic, italo-argentino di Buenos Aires.(capitolo I)

04.03.2021

Quando c’è il pericolo di perdere la bussola dell’inerzia del gioco della proprio squadra che sta mostrando un po' la corda, favorendo gli avversari che fiutano il sangue della vittima, ci pensa  il capitano a rincuorare i compagni ed a caricarsi la squadra sulle sue spalle forti e sulla sua testa da fine regista. Avrete certamente capito di chi stiamo parlando, non può che essere Lui: Nicolas Manuel Stanic, un play che più play non si può!!!!!

Bene, cari amici e tifosi del basket e del CJ Basket Taranto, noi ringraziamo Lui ed i suoi validi compagni per le buone emozioni che ci regalano sul parquet.

Emozioni che, specialmente, in questo periodo tormentato dalla pandemia, sono più che mai benefiche. Costituiscono un balsamo contro lo stress.

Però, dobbiamo chiederci: “Cos’altro conosciamo di questi nostri amici, una volta che hanno svestito la canotta ed i pantaloncini dei nostri bei colori rossoblù? Poco o quasi nulla!

Non credete, quindi, che sia il caso di conoscerli meglio come Persona? Io penso che lo meritino!

“Io sono un po' all’antica, sono molto riservato e dopo il parquet e le partite, preferisco starmene tranquillo e riservato nella mia casa, con la mia famiglia, con mia moglie e le mie bambine Rifuggo, per quanto possibile, quindi, dall’uso ed abuso dei social, se non per necessità.

Sembra strano ma davanti alle telecamere mi sento un pò imbarazzato e non troppo spontaneo.”

Va bene, caro Nicolas! Voglio rispettare questa tua ritrosia ed intrattenermi con te al telefono, ok?

“Ok, grazie! A dir la verità, non è che non mi piace del tutto comunicare con il prossimo. Sia chiaro! Nel mio mondo lavorativo, cioè nel basket, parlo spesso, naturalmente, con i miei compagni e colleghi di squadra per scambiare opinioni, commentare le nostre esibizioni, ecc.”

Senti, caro Nicolas, tu sei venuto in Italia nel 2003 e, quindi ti sei fatto la famiglia qui da noi?

“Conoscevo già mia moglie, poi nel 2005 quando giocavo a Firenze ci siamo frequentati di più e ci siamo messi insieme. Nel 2010 abbiamo avuto la mia figlia più grande e nel 2013 ci siamo sposati. Tre anni fa è nata anche la più piccola e sono contento di godermi il calore familiare. Con loro ho capito che, oltre al mio amato basket, c’è ancora tanto nella vita”

Un calore del buon padre di famiglia che si nota in tutti i tuoi momenti al termine delle partite, quando ti ricongiungi subito con tua moglie e le tue gioiose bambine. Una bella immagine!

“Si è vero! Sono contento del mio ambiente familiare, grazie anche, naturalmente, a mia moglie argentina come me che mi segue dappertutto. Prima di essere contattato dal Cus abbiamo avuto qualche problema di sostentamento a causa del primo lockdown che aveva  fermato qualsiasi attività, com’è successo a tanti nostri colleghi, ovviamente. Ora è tutto superato.

Mi trovo bene qui a Taranto, l’accoglienza è stata buona. Mi ha procurato serenità ed armonia con i miei compagni di squadra, con i dirigenti che sono molto attenti a tutto ciò che ci serve.

Ciò ci sprona anche a dare il massimo nelle partite per ricambiare tanta accortezza e dedizione.

Mi dispiace solo non poter girare, anche con i miei, per conoscere la città che mi sembra molto bella ed accogliente. Ci auguriamo che finisca, quanto prima, questa pandemia per soddisfare questo nostro desiderio. Intanto io e mia moglie ci dedichiamo alle nostre bimbe, con tutto l’amore possibile e l’educazione necessaria. La più grande frequenta una buona scuola elementare e, per fortuna, ha fatto anche delle buone amicizie”.

Tu e tua moglie venite da Hurlingham, uno dei circa 48 quartieri della metropoli di Buenos Aires, forse troppo dispersiva per voi. Il nome del quartiere sembra inglese? Come mai? Illuminaci!

“Buenos Aires è davvero una grande metropoli, composta da tante piccole città, ognuna delle quali è abitata prevalentemente da cittadini che vengono da tutte le parti del mondo, in particolare dall’Europa. Hurlington, infatti, è abitata soprattutto da anglosassoni, altre da tedeschi così come quella chiamata Palermo è abitata soprattutto da italiani e siciliani in buona parte...e così via! Mio nonno, però, era di Trieste e mia nonna di Gorizia. Si erano trasferiti in Argentina dopo la fine della 2^ Guerra mondiale. Loro parlavano sia lo slavo che l’italiano,”

Ed ecco spiegato il tuo cognome di origine slava. Avrai nostalgia del tuo grande Paese, immagino?

“Beh, sì! Sono ormai 3 anni che non vi torniamo e che non vediamo i miei genitori, mio fratello e le sorelle, così come anche mia moglie- Anche mio fratello ha giocato a basket nella serie A del nostro Paese. E’ una tradizione di famiglia, quindi!”

Una curiosità! Com’è organizzato il sistema della scuola argentina rispetto alla nostra?

“Da noi è diversa la combinazione tra la Scuola e lo Sport, nel nostro caso il basket.

Dopo la scuola che si frequenta soprattutto la mattina, il resto della giornata, a cominciare dal pomeriggio è dedicata alla ginnastica ed a fare sport. In pratica ci sono più ore destinate all’attività fisica ed i risultati, per chi vuole imparare a diventare un cestista o altro sport, si vedono. Qui in Italia la situazione è un po' diversa. Ho riscontrato che nei programmi scolastici  si  dedicano meno ore all’attività fisica. E’ un problema serio, in particolare per i ragazzi, ovviamente. Meno male che a mia figlia di 10 anni è capitata una scuola più attrezzata”.

a cura di Toni Cappuccio (fine prima parte)

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